L' INCUBO 1915 - 1918
Gli anniversari sono per loro stessa natura dei momenti di riflessione. Nel 2015 ricorre il centenario della Grande Guerra (1915-1918) e molte sono le iniziative volte a ricordare il primo grande incubo del 900. Anche Teatro Idea si unisce a questo ricordo collettivo, e lo fa con i propri strumenti: realizzando una perfomance laboratoriale e sperimentale finalizzata al ricordo emotivo, non storico-filologico.
IL PERCORSO
Per raggiungere il nostro scopo siamo partiti dalle immagini dell’epoca: foto di famiglie contadine, di giovani soldati, di madri e mogli. A cent’anni di distanza i loro volti impressi su foto logorate dal tempo riescono ancora a colpire l’animo di chi li guarda con la loro grande dignità.
Altre immagini utili al nostro percorso laboratoriale sono state quelle dei film sulla Grande Guerra, in particolare le ricostruzioni della vita di trincea e degli attacchi. Ciò che ci ha colpito di queste immagini è stata l’assurda follia che permeava le strategie militari di tutti gli eserciti coinvolti.
Siamo poi passati alla lettura dei diari, le testimonianze scritte di chi l’incubo l’ha vissuto: quelli dei soldati e degli ufficiali, dei parenti lontani dai campi di battaglia e di quelli che hanno vissuto l’occupazione austriaca. Abbiamo conosciuto storie di paura, fame, dolore, rabbia, altre di coraggio, e altre ancora di dignitosa rassegnazione.
Infine ci siamo concessi anche lo stimolo di immagini comiche, quelle dei film muti dell’epoca, e in particolare Shoulder Arms (1918) di Charlie Chaplin.
LA MESSAINSCENA
Il risultato è una performance che vuole proiettare verso lo spettatore quelle stesse immagini ed emozioni che noi abbiamo incontrato nel nostro percorso: il dolore dei familiari, la paura dei soldati, la follia dei generali, la rabbia degli sfollati, l’orrore delle battaglie, ma anche qualche momento di comicità. Come disse Emilio Lussu, autore del famoso diario Un anno sull’altipiano, «... tu lo sai, in guerra qualche volta abbiamo anche cantato...»
Le scene di susseguono rapidamente, senza un ordine cronologico ma come flusso di coscienza che procede per associazione di idee; pochissimi sono gli oggetti e i costumi ridotti all’essenziale, proprio perché ciò che vogliamo condividere non è la descrizione degli eventi ma i nostri sentimenti di fronte alle testimonianze di chi ha vissuto la Grande Guerra. Così, alla fine di questo flusso di coscienza ,anche lo spettatore, com’è successo a noi stessi, avrà la sensazione di aver vissuto un terribile e mostruoso sogno, l’incubo.